Sono state le tre ore in bici piu' dure sulla strada per Pecol quelle che Manuel Roca ha fatto stamattina. E' uscito di casa appena prima le 5 e mezza ed e' tornato attorno le 8 e mezza. Ripetute in salita e ripetute in pianura e nel mezzo una bella andatura. Le gambe son due pezzi di dolore che si fan sentire ad ogni movimento. Il piano di Manuel Roca e' quello di caricare in questi giorni per avere i benefici di questo lavoro tra tre settimane quando Pecol scorrera' sotto le sue ruote. Anche il peso sta pian piano scendendo anche se sembrano ancora lontani i tempi in cui Manuel Roca si vestiva di scheletro ed in montagna ci saliva senza il minimo sforzo. Crede di scendere ancora un Kg ma forse non piu' di quello.
Il ronzare del silenzio, ali senza piume nelle prime ore dell'alba. Adesso, mentre pensa Manuel Roca a questo ronzio, pensa che forse in quelle ore intuisce il viaggio come una scrittura intravista e differita. Il vero viaggio per lui. Capisce che questa solitudine consapevole, sicura di se', la solitudine accettata, sia gia scrittura; non ancora tradotta dal silenzio ma gia struttura presente. Ha viaggiato. Ha viaggiato molto Manuel Roca. L'atto di scrivere, di trascivere la scrittura d'altri, l'appropiarsi delle parole altrui. Pensa Manuel Roca che la lingua di Mato Rujo sia per lui una densa penombra ancora da decifrare. Eppure vive li da molto tempo. In un paese depresso, si trova a volte isolato in mezzo agli altri. Solo sente la Natura stringersi attorno a lui, farsi corpo al suo fianco.
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