martedì 30 giugno 2009

L'infinito

Spinge potente sui pedali Manuel Roca, per fare appunto potenziamento. Potenziamento di quelle fasce muscolari che serviranno sul percorso di Pecol. 3 ore in sella sotto un sole gia' molto caldo alle 6 di mattina. Per questo motivo ora sente le palpebre pesanti e le gambe indolenzite. La strada e' quella per Pecol. Non e' dritta, e neanche piatta. La fatica scorre di vena in vena, passando per il cuore. La testa e' l'unico organo che ancora non sente la stanchezza. Determinazione si chiama e Manuel Roca respira forte l'aria pura dello sforzo fisico. Si esalta in questo stato che lo porta ad avvicinarsi ai suoi limiti. Per esempio, stamattina c'e' stato spazio per una volata a tutta. Il virtuale arrivo era posto sulla somma di un cavalcavia. Lanciato sopra i 40 Km/h per un pezzo di strada prima dell'impennata finale. A 150 mt. butta, Manuel Roca, tutta la forza sui pedali. Come la carica di una mandria di bufali lanciati nella prateria. Un proiettile sputato dalla canna di un fucile. Butta la rabbia sui pedali, i muscoli diventano fruste furiose, i nervi si tendono come cavi di una gru in tiro. S'abbatte sul colle 'che da tanta parte de l'ultimo orizzonte il guardo esclude'. Sembra voglia spianarla quella piccola collina Manuel Roca. Spinge, stantuffa, soffia, si tende, pulsa, scuote, vibra e mantiene i 40 km/h fino in cima alla somma del cavalcavia. Tira un lungo respiro, come una diga che apre la bocca, un occhio che guarda nel buio. Raccoglie l'aria tutta attorno Manuel Roca, con foga, avido. Si riempiono i polmoni, l'ossigeno spalanca le porte dei bronchi. Respira ora, Manuel Roca.
Astenersi. Per Manuel Roca la questione intelletuale era fermarsi. Astenersi dal correre dietro a miraggi di futuri radioso. Dietro a bandiere e maestri di un qualsiasi ordine nuovo. Non credere naturalmente. Senza Dio, senza politica, senza patria. Manuel Roca vive dentro se stesso e per se stesso. Fermarsi. Mettere un embargo sul progredire. Anche sulla famosa questione morale si poteva ridurre al non-fare. Non fare il male - e non tanto 'fare il bene', che Manuel Roca non ha mai ben capito come si possa farlo e a chi. Si astiene dal desiderare, causare, volere il male, sia per se stesso sia per gli altri esseri viventi, tutti: animali compresi. Una concezione della realta' un po' superficiale quella di Manuel Roca ma che gli ha fatto sempre amare la vita. L'evoluzione della societa' gli ha sempre dato torto, facendogli sentire quanto fosse ingenuo e sognatore. La cosa non lo tocca affatto e imperterrito prosegue con il suo 'operare con il non-agire'. In definitiva, Manuel Roca continua a pensare che l'uomo sia comunque un grande, perche' tutto cio' che intraprende sia comunque inutile.

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