E' l' ultimo giorno di Novembre, il mese meno preferito da Manuel Roca che tira un sospiro di sollievo. Da domani e' Dicembre, il mese di Natale; ritornerà a casa Manuel Roca per passare le feste con la famiglia e gli amici.
Novembre saluta Manuel Roca con la pioggia. Il cielo non e' cielo ma un fantasma stanco di piangere. Le lacrime si stampano sulle finestre della casa di Manuel Roca che guarda e sghignazza. Anche per oggi niente bici, si accontenterà di una corsa a piedi lungo il fiume Maco con gli amici Penkish e Cichin Farina.
E' stanco Manuel Roca di questo tempo che toglie fiato ai sorrisi. Forse dovrebbe lasciare Mato Rujo e trasferirsi in qualche paese con più sole ma per ora gli manca il coraggio per fare questo passo. Si sente insicuro Manuel Roca in questo momento di crisi globale, crede che trovare un lavoro decente fuori da Mato Rujo sia un' impresa fuori dalla sua portata. E allora si accontenta che poi, pensa Manuel Roca, in fin dei conti non sta proprio male a Mato Rujo.
Sta leggendo Il Sergente nella neve di Rigoni Stern Manuel Roca e si sente una persona molto fortunata. Altro che recessione. Persone mandate al fronte senza ragione e scrupolo, abbandonati a se stessi per la pazzia di qualche capo di stato. Combattere il freddo, la fame e il "nemico" con il pensiero rivolto alle loro case lontane; la ritirata di Russia. Manuel Roca pensa a come avrebbe vissuto un' esperienza del genere. Fisicamente e' forte, resistente alla fatica, può sopportare lunghe marce ma la paura... E' quello che piu' fa pensare Manuel Roca, la paura; della morte, di non rivedere più i suoi posti, di non farcela. Manuel Roca sarebbe morto di paura. Sconfitto da questo male che tante volte nella vita l'ha tenuto lontano da guai ma che, ancora oggi, lo blocca quando si tratta di prendere decisioni. La paura e' una lama a doppio taglio e' il pensiero di Manuel Roca. Lo aiuta a muoversi con prudenza in questo mondo sempre più insicuro ma alle volte lo blocca completamente e non gli fa vivere esperienze che magari troverebbe interessanti.
Come gia accennato ha corso a piedi Manuel Roca. Avrebbe voluto tanto pedalare ma la pioggia ha annegato la possibilità. Due ore di corsa con gli amici di sempre. Alla fine grande sprint di Manuel Roca che batte i due compagni d' uscita. La volata la lancia Penkish che sa che deve partir lungo. Manuel Roca risponde, cattivo. Un cambio di ritmo come una frustata, secca. Cichin Farina ha provato a stare con Manuel Roca ma l' accelerazione l'ha respinto, l'ha ributtato all'indietro. Adesso e' come correre dietro ad un treno in corsa, pensa Manuel Roca che si esalta in questi frangenti, quando deve superare i suoi limiti, quando il cuore se lo sente in gola e le gambe vorrebbero fermarsi. Manuel Roca dice ancora un po' che poi e' finita, non ha paura che il suo corpo lo tradisca.
Novembre saluta Manuel Roca con la pioggia. Il cielo non e' cielo ma un fantasma stanco di piangere. Le lacrime si stampano sulle finestre della casa di Manuel Roca che guarda e sghignazza. Anche per oggi niente bici, si accontenterà di una corsa a piedi lungo il fiume Maco con gli amici Penkish e Cichin Farina.
E' stanco Manuel Roca di questo tempo che toglie fiato ai sorrisi. Forse dovrebbe lasciare Mato Rujo e trasferirsi in qualche paese con più sole ma per ora gli manca il coraggio per fare questo passo. Si sente insicuro Manuel Roca in questo momento di crisi globale, crede che trovare un lavoro decente fuori da Mato Rujo sia un' impresa fuori dalla sua portata. E allora si accontenta che poi, pensa Manuel Roca, in fin dei conti non sta proprio male a Mato Rujo.
Sta leggendo Il Sergente nella neve di Rigoni Stern Manuel Roca e si sente una persona molto fortunata. Altro che recessione. Persone mandate al fronte senza ragione e scrupolo, abbandonati a se stessi per la pazzia di qualche capo di stato. Combattere il freddo, la fame e il "nemico" con il pensiero rivolto alle loro case lontane; la ritirata di Russia. Manuel Roca pensa a come avrebbe vissuto un' esperienza del genere. Fisicamente e' forte, resistente alla fatica, può sopportare lunghe marce ma la paura... E' quello che piu' fa pensare Manuel Roca, la paura; della morte, di non rivedere più i suoi posti, di non farcela. Manuel Roca sarebbe morto di paura. Sconfitto da questo male che tante volte nella vita l'ha tenuto lontano da guai ma che, ancora oggi, lo blocca quando si tratta di prendere decisioni. La paura e' una lama a doppio taglio e' il pensiero di Manuel Roca. Lo aiuta a muoversi con prudenza in questo mondo sempre più insicuro ma alle volte lo blocca completamente e non gli fa vivere esperienze che magari troverebbe interessanti.
Come gia accennato ha corso a piedi Manuel Roca. Avrebbe voluto tanto pedalare ma la pioggia ha annegato la possibilità. Due ore di corsa con gli amici di sempre. Alla fine grande sprint di Manuel Roca che batte i due compagni d' uscita. La volata la lancia Penkish che sa che deve partir lungo. Manuel Roca risponde, cattivo. Un cambio di ritmo come una frustata, secca. Cichin Farina ha provato a stare con Manuel Roca ma l' accelerazione l'ha respinto, l'ha ributtato all'indietro. Adesso e' come correre dietro ad un treno in corsa, pensa Manuel Roca che si esalta in questi frangenti, quando deve superare i suoi limiti, quando il cuore se lo sente in gola e le gambe vorrebbero fermarsi. Manuel Roca dice ancora un po' che poi e' finita, non ha paura che il suo corpo lo tradisca.