domenica 30 novembre 2008

Il Sergente nella neve

E' l' ultimo giorno di Novembre, il mese meno preferito da Manuel Roca che tira un sospiro di sollievo. Da domani e' Dicembre, il mese di Natale; ritornerà a casa Manuel Roca per passare le feste con la famiglia e gli amici.
Novembre saluta Manuel Roca con la pioggia. Il cielo non e' cielo ma un fantasma stanco di piangere. Le lacrime si stampano sulle finestre della casa di Manuel Roca che guarda e sghignazza. Anche per oggi niente bici, si accontenterà di una corsa a piedi lungo il fiume Maco con gli amici Penkish e Cichin Farina.
E' stanco Manuel Roca di questo tempo che toglie fiato ai sorrisi. Forse dovrebbe lasciare Mato Rujo e trasferirsi in qualche paese con più sole ma per ora gli manca il coraggio per fare questo passo. Si sente insicuro Manuel Roca in questo momento di crisi globale, crede che trovare un lavoro decente fuori da Mato Rujo sia un' impresa fuori dalla sua portata. E allora si accontenta che poi, pensa Manuel Roca, in fin dei conti non sta proprio male a Mato Rujo.
Sta leggendo Il Sergente nella neve di Rigoni Stern Manuel Roca e si sente una persona molto fortunata. Altro che recessione. Persone mandate al fronte senza ragione e scrupolo, abbandonati a se stessi per la pazzia di qualche capo di stato. Combattere il freddo, la fame e il "nemico" con il pensiero rivolto alle loro case lontane; la ritirata di Russia. Manuel Roca pensa a come avrebbe vissuto un' esperienza del genere. Fisicamente e' forte, resistente alla fatica, può sopportare lunghe marce ma la paura... E' quello che piu' fa pensare Manuel Roca, la paura; della morte, di non rivedere più i suoi posti, di non farcela. Manuel Roca sarebbe morto di paura. Sconfitto da questo male che tante volte nella vita l'ha tenuto lontano da guai ma che, ancora oggi, lo blocca quando si tratta di prendere decisioni. La paura e' una lama a doppio taglio e' il pensiero di Manuel Roca. Lo aiuta a muoversi con prudenza in questo mondo sempre più insicuro ma alle volte lo blocca completamente e non gli fa vivere esperienze che magari troverebbe interessanti.
Come gia accennato ha corso a piedi Manuel Roca. Avrebbe voluto tanto pedalare ma la pioggia ha annegato la possibilità. Due ore di corsa con gli amici di sempre. Alla fine grande sprint di Manuel Roca che batte i due compagni d' uscita. La volata la lancia Penkish che sa che deve partir lungo. Manuel Roca risponde, cattivo. Un cambio di ritmo come una frustata, secca. Cichin Farina ha provato a stare con Manuel Roca ma l' accelerazione l'ha respinto, l'ha ributtato all'indietro. Adesso e' come correre dietro ad un treno in corsa, pensa Manuel Roca che si esalta in questi frangenti, quando deve superare i suoi limiti, quando il cuore se lo sente in gola e le gambe vorrebbero fermarsi. Manuel Roca dice ancora un po' che poi e' finita, non ha paura che il suo corpo lo tradisca.

martedì 25 novembre 2008

The cycling Sisyphus

Manuel Roca scrive qualcosa d’assurdo.
The book-length essay 'The Myth of Sisyphus' is Albert Camus’s statement on the philosophy of the absurd. What the French thinker attempt to do is to cast some light on what, he considers, the most important of all the philosophical questions: ‘judging whether life is or is not worth living’. He maintains that human condition is filled with meaninglessness and therefore wonders whether people should commit suicide to escape this absurdity? Stating that ‘at any corner the feeling of absurdity can strike any man in the face’, Camus is referring to the constant repetition of men everyday existence, ‘the acts of mechanical life’ as he puts it. Monday, Tuesday, Wednesday… Waking up, going to work, dinner… All the same thing day in day out. But, Camus believes that when men begin to get awareness of this tragic situation, would also get confronted by ‘the impulse of consciousness’ which will spark two options. The first one is the refusal of life and the suicide resolution, whereas the second one sustains rebellion and rejection of death. Of course, Camus supports the second choice suggesting that the recognition of this tragic existence will be the solution to overcome absurdity. In other words, men must incorporate into the absurd to justify their existence after having acknowledged ‘the impossibility of reducing this world to a rational and reasonable principle’. In addition, he states that, ‘from the moment absurdity is recognized, it becomes a passion, the most harrowing of all.’ It is only by taking the absurd seriously and acknowledging the conflict between the human desire to give sense to existence and the failure to do so that permits the overcome of this contradiction. This is the very gesture of revolt men need undertaking in order to turn the absurd into passion.
Manuel Roca finisce di leggere e pensa alla sua bici. Non e’ assurda tutta quella fatica fatta per nessun motivo apparente? Camus direbbe di no. Manuel Roca e’ un vero rivoluzionario. Non solo accetta l’assurdita’ della vita ma si ribella a questa macinando chilometri, day in day out.

domenica 23 novembre 2008

Il mito di Sisifo

E' neve feroce quella che e' venuta giù stamattina a Mato Rujo. Sbattuta verso ogni dove da un vento cattivo ha sbiancato i tetti e i campi creando i presupposti per immagini da cartolina. Manuel Roca e' uscito per una corsa a piedi e s'è diretto lungo il fiume Maco. Gli schiaffi del vento trasformavano i fiocchi di neve in pallottole che gl' han bersagliato la faccia durante tutta l'uscita.
Venerdì sera, dopo la giornata in ufficio, Manuel Roca s'era fissato obbiettivi per il fine settimana. Cinque ore di sport, cinque ore di studio sulla tesi che deve consegnare per Aprile e quattro ore di lavoro. Pensava che solo con questa rigidità avrebbe dato senso al suo Sabato e Domenica. In effetti, Manuel Roca e' molto disciplinato e quando si prefigge degl' obiettivi fa di tutto per raggiungerli.
Il Sabato comincia sotto un cielo completamente sgombro da nuvole, l' ideale per un' uscita in bicicletta. Parte da casa appena dopo le 7 e 30 Manuel Roca, malgrado il termometro oscilli tra lo 0 e 1 grado. Verso le 9 incontra l' amico Penkish e insieme fanno ancora più d' un ora e mezza. Alla fine per Manuel Roca saranno 3 ore e 15 minuti sulla strada, quasi 90 Km. E' soddisfatto Manuel Roca e appena arrivato a casa si cambia e va al lavoro dove resterà per due ore.
Nel pomeriggio, Manuel Roca si butta sui libri e comincia a studiare per la tesi. Scrive qualche appunto lavorando per un totale di quasi 3 ore. In serata si dedica alle castagne arrostite e a qualche pagina del libro che sta leggendo al momento, La Tregua di Primo Levi.
Domenica Manuel Roca si sveglia in una Mato Rujo imbiancata. Esce a correre per un' ora e 35 minuti divertendosi come un matto nel vento e nella neve. I suoi passi son sordi mentre schiacciano il sottile strato di neve. Torna a casa e li resta per tutto il giorno. Dovrebbe andare al lavoro, più per gli obbiettivi che s' era prefissato che per altro ma le condizioni meteo non sono per prendere la bici e farsi i 4 Km che lo porterebbero all' ufficio.
Manuel Roca approfitta di questo tempo per studiare. Ripassa gli appunti che ha scritto sulla nozione dell' assurdo del filosofo Francese Camus. Legge alcuni passaggi del libro Il mito di Sisifo e spontaneamente si chiede se davvero ne valga la pena tutto questo sbattimento che accompagna lui e il mondo intero giornalmente. La risposta non e' sicuramente in nessun libro ma, Manuel Roca la deve trovare nel suo pensiero, nel suo modo di veder le cose, nelle cose che legge e scrive. "One must imagine Sisyphus happy" e' il suggerimento di Camus alla fine del suo lavoro e Manuel Roca pensa che sia poi inutile piangersi addosso e che bisogna fare, fare, fare. Porsi obbiettivi, lavorare, fare sport, mantenere amicizie, avere passioni, leggere, scrivere, far di tutto insomma che se ne val la pena o meno e' impossibile determinarlo e quindi meglio sbagliarsi dopo aver riempito il proprio tempo di attività invece che averlo svuotato e noioso.
Pausa di due ore nel pomeriggio per Manuel Roca. Per mangiare e per ascoltare la partita della sua squadra del cuore. L' Atalanta perde 3 a 1 a Reggio Calabria. Manuel Roca riprende i suoi libri e ricomincia a rimuginare sul concetto d' assurdo.

martedì 18 novembre 2008

L'orecchio che fischia

E' stato colpito da miliardi di note Heavy Metal, Manuel Roca. Batterie, bassi, chitarre, amplificatori e luci, tante luci. Tre gruppi di Rock forte che l' han portato qualche anno indietro nel tempo, perché questa e' la musica che ha sempre ascoltato. Gl' anni del chiodo, il giubbotto di pelle dei metallari, i capelli lunghi e i jeans attillati.
Ha aperto un gruppo Canadese chiamato Danko Jones. E' stata poi la volta dei Saxon e per chiudere i Motorhead.
Il primo gruppo ha scaldato l' ambiente, un gruppo niente male che indubbiamente sa' suonare Rock. I Saxon hanno impressionato Manuel Roca che durante 747 strangers in the night sbatteva la testa come un ossesso. Ascoltava il gruppo inglese durante il servizio militare e sentirli dal vivo e' stato un bel modo per togliere le ragnatele da quei bei ricordi passati. La band ha aperto con Motorcycle man, sprigionando da subito un sound potente e cattivo. Il cantante Biff Byford non e' più un giovincello ma le corde vocali non sono affatto invecchiate. La voce e' stridula e chiara, sbatte la testa per la durata del concerto e i lunghi capelli color della neve disegnano onde nell' aria. Manuel Roca aveva i capelli lunghi anni fa', ora li tiene rasati per non mostrare la precoce calvizia che gl'ha invaso il cranio.
Capitolo Motorhead. Lemmy e company aprono con Iron Fist. Tre generazioni di persone si trasformano in una massa senza tempo. Agitano teste, braccia, gambe, issano pugni o pollice, indice e mignolo nel classico segno di riconoscimento dei fans del Metal. Manuel Roca segue il suo istinto e si fa trasportare da questa carica musicale che tanto gli piace. Una donna gli tocca la schiena in continuazione, un' altra gli fa una foto. Manuel Roca non capisce la ragione di questi gesti. Alla fine e' Overkill, Lemmy appoggia il basso agl' amplificatori, alza del tutto il volume e se ne va. Il rumore e' assordante e a Manuel Roca fischia l' orecchio rivolto alle casse per i successivi due giorni.

domenica 16 novembre 2008

Into the wild

Piove, e quando piove Manuel Roca non esce in bicicletta ma preferisce la corsa a piedi.
Attorno alle 9 incontra Penkish al ponte di fronte al ristorante Dragon Vierde ed insieme iniziano a correre lungo il fiume Maco. L' andatura e' blanda, l' ideale per scambiarsi quattro chiacchiere in tutta tranquillità. Il fiume e' calmo, colore scuro, forse verde o forse marrone. Penkish parla di un' intervista di lavoro che ha fatto il giorno prima. Manuel Roca ascolta paziente ma freme. Vuol parlare del film che ha visto la sera prima, Into the wild di Sean Penn. E' un film che l'ha colpito molto, cosi come l' aveva colpito il libro che l'ha ispirato, il libro. Il protagonista del film e' un giovane americano di nome Chris che decide di ribellarsi alle regole imposte dalla ricca famiglia e dalla societa'. Rifiuta fortemente l' ipocrisia, lo spreco e la falsità e abbraccia ideali di vita più veri e romantici. Per esempio, s' oppone al padre che vuole regalargli una nuova macchina malgrado la sua ancora funzioni. Non capisce perché si debba sostituire qualcosa quando non ci sia una vera necessita'. Per questo e per altri motivi decide di scappare da questa sua vita e non lascia nessuna traccia di se. Inizia cosi un viaggio che prima lo porterà a sud degli States fino ad entrare in Messico e poi verso a Nord dove finirà i suoi giorni in Alaska. Qui decide di uscire ulteriormente dalla civilizzazione e di andare into the wild. Chris trova dimora in un vecchio pullman abbandonato e li, organizza la sua vita. Va a caccia, raccoglie legna, legge e aggiorna un diario. Dal momento in cui Chris scappa di casa, diventa il rappresentante di una vita povera per quanto riguarda il senso più materiale del termine ma molto ricca quando si tratta di soddisfare la sua spiritualità. Conosce persone interessanti che vivono fuori dagli schemi, vive in maniera più profonda la relazione con la Natura e va alla ricerca della parte più nascosta del suo Io. Manuel Roca pensa parecchio alla propria vita durante la visione del film. Lui vive in maniera molto semplice e cerca in ogni modo di limitare gli sprechi e di comprare solo le cose che gli servono. Ammira Chris per il suo coraggio e si chiede se ci sia qualcosa che possa fare per migliorare il suo modo di vivere che, in fin dei conti, e' totalmente diverso da quello del protagonista del film. E' vero che Manuel Roca ama la sicurezza ma come Chris e' scappato da una vita già segnata per costruirsi la sua con le proprie mani, le proprie forze e capacita'. A differenza di Chris non e' stato cosi estremista, mantenendo un contatto con la civiltà ma cercando di pensare unicamente con la propria testa. Per esempio, Manuel Roca non possiede una televisione che e', secondo il suo modo di vedere, lo strumento con cui i poteri forti cercano di mantenere controllo sulle masse. Questo non significa che non sia una persona informata, al contrario, Manuel Roca si mantiene informato attraverso la rete dove può scegliere le fonti della notizia, scartando quelle che considera meno affidabili o troppo influenzate dalla politica. Lungo il fiume, Manuel Roca e Pekish han parlato di tutto questo, scambiandosi pareri e pensieri. Alla fine di due ore di corsa le gambe di Manuel Roca sono dure.

sabato 15 novembre 2008

Un duro letto di foglie

E' uscito in bici appena dopo le 7.30, Manuel Roca. Il suo amico Pekish lo aspettava alle 8 per fare insieme un paio d' ore. Forse sarebbero saliti fino ad Alvarez per poi tornare da Labrada, o magari avrebbero semplicemente consumato il tempo ai piedi dei monti Granadini. Avrebbero deciso strada facendo.All' incrocio dove normalmente i due scelgono il percorso da fare, Pekish decide di girare a sinistra, verso il percorso piu' facile. Manuel Roca non aveva ancora recuperato dai bagordi di Mercoledì sera con Sistasio Contro e Trango Stith e non sentiva forza nelle gambe. Come due Sisifo, Manuel Roca e Pekish si allontanano dal percorso difficile. C'è odore di Novembre, o meglio, di foglie colorate e già morte da ore che giacciono sulla strada. Prima dell' imbocco della galleria di Yuq, i due amici notano una bici a terra. Fanno ancora qualche metro e vedono un uomo appoggiato alla parete del tunnel con il cellulare in mano. La galleria di Yuq e' usata dai ciclisti che vogliono evitare il forte traffico che invade le strade della zona. A quell' ora della mattina non c'è nessuno nelle vicinanze del tunnel. L' uomo vede Manuel Roca e Pekish. Dice qualcosa che i due non capiscono, maneggia con il cellulare, sul volto una smorfia di dolore. Non ci vuole molto a capire che il ciclista e' scivolato sulle foglie bagnate che coprono l' entrata della galleria. Pekish s' avvicina all' uomo, Manuel Roca e' vistosamente spaventato. L' uomo fa intendere che sta cercando di chiamare la moglie, e' evidentemente scioccato e dopo pochi secondi sviene. I due sono nel panico, gli parlano, urlano, lo scuotoE' uscito in bici appena dopo le 7.30, Manuel Roca. Il suo amico Pekish lo aspettava alle 8 per fare insieme un paio d' ore. Forse sarebbero saliti fino ad Alvarez per poi tornare da Labrada, o magari avrebbero semplicemente consumato il tempo ai piedi dei monti Granadini. Avrebbero deciso strada facendo. All' incrocio dove normalmente i due scelgono il percorso da fare, Pekish decide di girare a sinistra, verso il percorso piu' facile. Manuel Roca non aveva ancora recuperato dai bagordi di Mercoledì sera con Sistasio Contro e Trango Stith e non sentiva forza nelle gambe. Come due Sisifo, Manuel Roca e Pekish si allontanano dal percorso difficile. C'è odore di Novembre, o meglio, di foglie colorate e già morte da ore che giacciono sulla strada.Prima dell' imbocco della galleria di Yuq, i due amici notano una bici a terra. Fanno ancora qualche metro e vedono un uomo appoggiato alla parete del tunnel con il cellulare in mano. La galleria di Yuq e' usata dai ciclisti che vogliono evitare il forte traffico che invade le strade della zona. A quell' ora della mattina non c'è nessuno nelle vicinanze del tunnel.L' uomo vede Manuel Roca e Pekish. Dice qualcosa che i due non capiscono, maneggia con il cellulare, sul volto una smorfia di dolore. Non ci vuole molto a capire che il ciclista e' scivolato sulle foglie bagnate che coprono l' entrata della galleria. Pekish s' avvicina all' uomo, Manuel Roca e' vistosamente spaventato. L' uomo fa intendere che sta cercando di chiamare la moglie, e' evidentemente scioccato e dopo pochi secondi sviene. I due sono nel panico, gli parlano, urlano, lo scuotono. L' uomo fa strani versi, russa, a volte sembra stia soffocando. Manuel Roca gli toglie il casco, Pekish gli ordina di prendere dell' acqua. Manuel Roca prende l' acqua e la butta in testa all' uomo che si riprende con occhi di paura. I due cercano di farlo calmare e poi Pekish prende il cellulare e chiama un'ambulanza. Finalmente la situazione sembra rientrare nella normalità. L' uomo comincia a capire cosa gli sia successo e si rassegna al fatto che, molto probabilmente, ha rotto la clavicola nella caduta. Dopo venti minuti circa, arriva un' auto dell' ambulanza e la moglie dell' uomo. Un dottore taglia con una forbice la felpa dell' uomo e questo quasi protesta dicendo che vuol cercare di toglierla. Il dottore non s' intenerisce e con diverse sforbiciate ha sbrindellato la felpa. Manuel Roca e Pekish non son più d' aiuto, riprendono la bici e se ne vanno. Il dottore li saluta con un 'ben fatto', l' uomo ferito stringe, con la mano del braccio buono, quella dei suoi angeli custodi. L' attenzione che i due ora hanno nei confronti della strada umida e delle foglie bagnate e' massima. Parlano dell' accaduto facendo anche delle battute che aiuta a stemperare la tensione accumulata specialmente nel momento in cui l' uomo e' svenuto. Tornano a casa dopo appena due ore e si danno appuntamento per il giorno dopo.

venerdì 14 novembre 2008

Polenta montanara

Mercoledì sera, Manuel Roca ha ospitato due amici per cena. Uno dei due, il più giovane, aveva viaggiato il giorno anteriore dalla lontana Italia per ritirare un premio consegnatogli dall' Universita' di Mato Rujo per una ricerca fatta sul filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Il suo nome e' Sistasio Contro. L' altro si chiama Trango Stith, aveva la stessa eta' di Manuel Roca, viveva da anni a Mato Rujo ma era anch'egli italiano.
Tagliatelle fresche con ragù di cervo, polenta con porcini, cotto, crudo e fontina, stufato di chorizo, patate e piselli, torta. Il tavolo ha visto un susseguirsi di piatti che ha riempito gli stomachi dei tre amici. Manuel Roca ha messo in tavola Chianti Classico che gli ricordava tanto le cose belle d' Italia.
Manuel Roca ha osservato le bocche dei due amici mentre mangiavano, parlavano e ridevano. Gli piaceva questo tipo d' osservazione perché vedeva costruirsi sul volto dei due espressioni che li faceva sembrare persone completamente diverse da quelle che conosceva. A volte, lo stesso Manuel Roca mangiava davanti allo specchio per vedere l' immagine del suo volto diventare qualcosa a lui estraneo. Gli piaceva esagerare la masticazione o deglutire facendo facce strane. Pensava stesse guardando un' altra persona. Ogni volta che Manuel Roca incontra Sistasio Contro e Trango Stith e' una festa. Forse perché s' incontrano di rado o forse perché, in queste occasioni, si sente libero di mangiare e bere quello che vuole senza quel senso di colpa che in genere lo accompagna ogni volta che si siede a tavola. Manuel Roca ci tiene alla sua forma fisica e vuol sempre apparire magro.
I tre non han smesso per un secondo di muovere la bocca. A notte ben inoltrata sono crollati, ubriachi. Il giorno dopo, Manuel Roca lavorava alle 10.

lunedì 10 novembre 2008

Al lavoro sotto la pioggia

Manuel Roca fa lavoro d'ufficio. Il suo compito e' quello di organizzare conferenze e congressi dove si discute di energie rinnovabili, efficienza energetica e cambiamenti climatici. L'edificio nel quale lavora s'affaccia su una delle vie principali che portano al centro di Mato Rujo.
Da quando vive nella sua nuova casa a nord della citta', oggi per la prima volta, Manuel Roca ha cominciato a lavorare alle 10. In genere, inizia tra le 8 e le 9.
Al lavoro va in bicicletta, 4 Km che percorre sempre volentieri e in qualsiasi condizione meteo. Oggi pioveva e allora, Manuel Roca s'e' messo il suo poncio verde. L'indumento non gli copre tutto il corpo ma, lascia scoperto la parte inferiore dei pantaloni e le scarpe. Non c'e' niente che possa fare se non sfogarsi un poco con qualche sana parolaccia. Non che la situazione meteo migliori ma almeno dissipa un po' di rabbia.
Manuel Roca rientra in ufficio dopo una settimana di vacanze. E' mezzo bagnato e non gradisce le battute che gli vengono rivolte, non e' scontroso ma oggi non e' dell'umore d'accettare battute di spirito. La giornata gli vola. Stemperata la frustazione iniziale si perde in mille chiacchere con i suoi colleghi di lavoro.
Stanco, stanco e voglia di dormire. I postumi della nottata di Venerdì' ce li ha ancora addosso. Pensando a lei.

Puntura d'ape

La prima cosa da fare dopo una foratura e’ trovare il buco e, se possibile, quello che l’ha causato ha pensato Manuel Roca. A volte il sassolino, o il pezzo di vetro, che penetra nel tubolare se ne sta li ad aspettare che metti la nuova camera d’aria per bucare anche quella. Non sempre e’ facile trovare cosa t’abbia fatto forare ma questa volta l’intruso l’ha trovato immediatamente. Sassolino chiaro e aguzzo il giusto per rovinarti una mattinata in bicicletta. Mette la nuova camera d’aria e comincia a pompare, non si gonfia. Toglie la pompa e la spinge su per la valvola ancora una volta e ricomincia a pompare. Niente da fare, non si pompa. Controlla la pompa mettendo il pollice sul buco da dove esce l’aria assicurandosi che questa funziona. Riprova a pompare la camera d’aria ma c'e' qualcosa d'altro che non funziona. Toglie la camera d’aria e s’accorge che anche questa e’ buca quasi fosse punta da un ape.

domenica 9 novembre 2008

Vento da sud sud ovest

Giornata di vento da sud sud ovest. Cielo sgombro di nuvole.
Quando esci in bici, il vento e' il primo nemico. Manuel Roca lo odia. Manuel Roca ama le salite, la fatica che fa in salita. La salita la vede; la sua pendenza, i tornanti, la cima quando guarda in alto e la valle quando butta lo sguardo verso il basso. Il vento non lo vede. Se lo trova per strada che gli piaccia o meno. Una salita la sceglie, la cerca, se non e' troppo stanco ne fa un'altra. Il vento non lo sceglie affatto. E' li, gli sbarra la strada e non sa con chi prendersela. Ha fatto poco meno d'un'ora e mezza perché non ne potevo più. In compenso ha fatto tre quarti d'ora di corsa che il vento lo senti meno, ha pensato.
Ha pranzato con spezzatino di manzo con patate e piselli. Naturalmente con polenta. Ci sara' anche lei. Rappresenta il passato ma in fin dei conti Manuel Roca e' un nostalgico e il filo con il passato non lo taglia volentieri.

sabato 8 novembre 2008

I cimiteri

Il tanto temuto sassolino attende Manuel Roca proprio nel bel mezzo della pista ciclabile.
Arriva fino alla chiesa d'un paese senza nessuno dei suffissi citati sopra pensando che certe sensazioni nel mese di Novembre non si sbagliano mai. Il paese si chiama Yuq. Di fronte alla chiesa ci sono delle lapidi molto vecchie, Manuel Roca pensa che son li da piu' d'un secolo. Sono piantate nel terreno senza nessun criterio ne ordine. Insieme a molti altri elementi della cultura di Mato Rujo, quella delle tombe piantate nel terreno senza ne capo ne coda, non e' mai riuscito a capirla, Manuel Roca. In Italia, i cimiteri son dei veri e propri giardini, con tanto di spazi verdi e fiori a fiorire su ogni tomba. Non un brutto posto per passare il tempo da qui all’eternità. A Mato Rujo, i cimiteri son posti brutti non solo per quello che rappresentano ma anche per come si mostrano.
Toglie la ruota posteriore, il tubolare e la camera d’aria.

Pista ciclabile

I nomi dei paesi terminano con gl'affisso ere, ore, ez o rto, le vie sono caretteras. E' Mato Rujo. Pochi Km e e' su strade prive di traffico, Manuel Roca. L'andatura e' blanda e ha poca voglia d’essere li per strada a pensare a quando forera'. Si ero ripromesso un paio d’ore ma comincia a dubitare la sua stessa parola. All'ennesimo paese ez la voglia cala ulteriormente e a quello successivo e’ chiaro il suo desiderio di tornare a casa. Incrocio, a destra si prosegue per la strada che lo porterà verso le due ore, a sinistra si torna verso casa. Gira a sinistra. Imbocca una pista ciclabile.

Vetri e sassolini

Malgrado il cielo, decide di uscire in bici per fare una sgambata, Manuel Roca. La voglia e’ poca. Non fa freddo e non piove ma le strade sono costantemente bagnate e sporche di fango, vetri e sassolini. Si rischia di cadere e bucare ad ogni istante. Novembre in bici e’ soprattuto questo. Non ti godi i bei colori che mostrano le foglie in questo periodo dell’anno perché il pensiero e’ costantemente sulla strada sporca e sul sassolino che prima o poi s’infilerà nel pneumatico. Esce con la netta sensazione che una foratura sia il minimo che gli possa succedere in una giornata del genere.

Buchi nelle nuvole

Il cielo e’ grigio anche se a tratti molto rari ci sono buchi nelle nuvole che fan ammirare un podi blu. Novembre e’ un mese davvero triste a partire dal colore del cielo, penso Manuel Roca. Se specchiasse i suoi stati d’animo in questo cielo non vedrebbe niente di simpatico e incoraggiante. Per fortuna ha altre unitadi misura per determinare come gli vadano le cose in generale.

Caso da studiare

Mentre fa colazione controlla su Internet le notizie dal mondo, dello sport ed eventuali e-mail, Manuel Roca. A volte pensa che Internet sia una vera e propria droga. Continua a balzare da una pagina web all’altra come in attesa che una nuova notizia gli sbuchi dallo schermo all'improvviso. E poi, il suo rapporto con le e-mail. Diventa davvero ridicolo. Le controlla una volta, guarda un’altra pagina web e poi torna a ricontrollarle perche’ in quei 30-40 secondi non si sa mai. Se poi ha scritto una e-mail di recente e aspetta un eventuale risposta puo' controllare la cartella ‘In arrivo’ anche 2 o 3 volte in pochi minuti. E’ veramente una situazione molto ridicola che se qualcuno lo vedesse penserebbe che e' un caso da studiare.

Lavazza qualita' rossa

Fa colazione con latte, cereali, ovomaltina, banana, frutta secca e il tanto amato caffe Lavazza, qualita’ rossa, Manuel Roca. Il latte l’ha rubato ieri al lavoro. Lo sa, non si dovrebbero fare di queste cose ma da quando vive a Mato Rujo non riesce a fermare questo suo desiderio di piccoli furti. Ai tempi in cui lavorava come cameriere in un collegio, rubava tutto cio’ che era commestibile o che si poteva bere. Il suo zainetto Invicta entrava nel college sempre vuoto e ne usciva carico come quelle gerle che un’altra sforcata di fieno ci sta sempre. Sta di fatto che questi piccoli furti caratterizzano un po’ il suo rapporto con i suoi posti di lavoro. Mai un senso di colpa, mai un risentimento. Mangia i cereali mentre l’aroma emanato dal caffe’ gli fa pensare che vale proprio la pena di viverla questa vita.

Vescica gonfia

Alle 7 e 10 ha aperto gl’occhi, Manuel Roca. La luce del giorno era già entrata nella stanza. Come sempre la ragione per cui si sveglia la mattina o durante la notte e’ la necessita’ d’andare a pisciare. Se non fosse per quel fastidioso gonfiarsi della vescica potrebbe continuare a dormire per un po’ di tempo ancora. Ma una volta in piedi e soddisfatte le esigenze fisiologiche non c’e’ verso di tornare a dormire. Niente di male visto che e’ già un buon orario. E poi se gli viene sonno, torna a letto nel pomeriggio che da oggi e' in ferie.

Disordine

Il perfetto disordine. Tanti turchi e poi altra gente dell'est. Pitture sulla schiena, la gente balla, grida e poi dorme, si risveglia e balla, grida, ride. Non so se s'e' accorta che la guardava, era davvero bella. Più vecchia di Manuel Roca e sposata. Non e' riuscito a tenerla lontana dai suoi pensieri. Anche dopo a casa, anche adesso. Cibo e poi vino, birra e vodka. Ma quanto Couscous ha mangiato Manuel Roca?
Il tempo che passa, inesorabile, giorno dopo giorno, anno dopo anno. A nessuno sembra vero. Si filosofeggia. 'We are on stage now, not matters the past or the future, do it now'. Questo il senso che gl'ha voluto dare. Manuel Roca ha annuito. Alle 5 era nel suo letto, solo. Ma al risveglio la voce di Lemmy dei Motorhead gli faceva buona compagnia. Un caffè Lavazza, qualità rossa e un'altra giornata da dedicarsi. Sono le 11, Manuel Roca avvita il tappo sul tubetto del dentifricio e vede che tutto e' di nuovo in ordine.

venerdì 7 novembre 2008

Subir sueños

Mi bicicleta subía sin esfuerzo aparente entre las voces alegres del silencio que abrazaban los ángulos del tiempo. La mañana era fresca rodeada por las montañas orgullosas como agujas Góticas. Mis piernas daban vueltas seguras transmitiendo mis sentimientos a la carretera.
Los Alpes son una diga que divide la realidad del sueño y la llanura es ya un recuerdo muy lejano dejado atrás como mis años pasados. Mientras subo, la vegetación pierde su rostro verdoso y se substituye a las piedras grises que coronan la cabeza de cada montaña. Mi respiración es jadeante debido al altura que ya emana sus olores enrarecido y mi mirada ya llega al alto de la montaña, donde mi sueño será realidad.
Mis oídos oyen el ligero rumor de la cadena y el pesante resoplar de mis pensamientos desaparecer en el sabio canto de la nada. El sol sobre mi cabeza acompaña con su mirada una gota de sudor que está a punto de pararse sobre mis labios. Su sabor es dulce como la fatiga hecha para placer. Mi imaginación toca sin vergüenza la imagine de ciclistas míticos y la voz del comentador de una cadena extranjera se convierte en la imagen de mi llegada solitaria. Mis manos suben al cielo como ramos de un árbol tocando la consistencia de la nada. Me paro y apoyo mi bicicleta al suelo justo en el punto donde la carretera empieza a bajar. Me siento sobre una piedra clara y contemplo el maravilloso panorama que ciega mis ojos. Un águila vuela silenciosa en el cielo y su cola roba un rayo dorado al sol que ya está a punto de caer detrás de un otra noche. Tengo que bajar, otros sueños me están esperando al fondo del valle.

Planet Rock Radio


Non ha puntata la sveglia prima d’addormentarsi, Manuel Roca. Voleva svegliarsi in maniera naturale, quando gli occhi erano stanchi di restare chiusi e richiedevano di vedere un nuovo giorno. Generalmente usa come sveglia la radio ma oggi non voleva svegliarsi con la musica di Planet rock radio che se poi gli capita una canzone troppo Metal si sveglia pure di mal’umore. Oltretutto, veniva da tre giorni di mangiate e bevute e voleva permettersi qualche extra minuto nel letto.

I fantasmi di pietra

E' Domenica sera, oggi ultimo giorno in ufficio per Manuel Roca prima delle vacanze. C'e' un senso di rilassatezza nell'aria, quella che preannuncia i periodi che escono dalla routine; non dover pensare al lavoro, alle lancette dell'orologio che alle volte sembrano ferme o alle solite cose da dire e da fare. Insomma, va a letto leggero come l’aria in certe mattine fredde di Gennaio. Si fa gongolare da una ventina di pagine del libro di Mauro Corona 'I fantasmi di pietra' e poi spegne la luce. Su Planet rock radio passano la canzone Black Ice degli AC/DC che l’accompagna quasi per mano nel mondo dei sogni. Non tutti potrebbero addormentarsi tra riff, assoli, basso e batteria di una banda Rock, per Manuel Roca non e’ affatto un problema. E' abituato a questa musica che ascolta da quando era bambino, e’ come una ninna nanna. S’addormento subito.

Vacanze di Novembre

Malgrado la sua poca simpatia per Novembre, Manuel Roca ha deciso di prendersi una settimana di ferie. Da Lunedì 3 fino a Domenica 9 il tempo sarà suo e delle cose che decidera di fare. Non andra da nessuna parte. Vuole godersi il tempo per quello che e', aver tempo d'aver tempo, decidere al momento cosa fare e cosi via. Niente viaggi, niente bus, niente code al check-in, niente voli, niente attese per la valigia. Non vuole aspettare niente, Manuel Roca. Al contrario, vuole andare incontro a questo tempo che sa che lo aspetta.

Punture d'api

Novembre sa essere un mese molto ostile penso' Manuel Roca guardando il colore di cenere che dipingeva il cielo. Non credeva fosse perche' si ricordavano i morti o per il colore di quel cielo. Sentiva pero' degli strani stati d'animo infilarsi in testa come punture d'api. Manuel Roca viveva questo mese in maniera piu' apprensiva, quasi fosse in costante attesa d'uno sgradevole avvenimento che gli facesse visita.