domenica 26 aprile 2009

Myth and the ‘art’ of cycling

He is back. Manuel Roca returns to speak about his life in Mato Rujo; in the month of April, under a lucid sky and unburdened by the obligation of writing his dissertation which he consigned Wednesday the 22nd. Time is now springing from the clock that overlooks his days. Manuel Roca guzzles it avidly as he drank the fresh water gushing from the fountain there is at the top of the Selvino climb after he has ascended it all out.
The dissertation Manuel Roca just finished to write is about the relationship between cycling and the concept myth. The title he chose for it refers to a book Manuel Roca read some time ago which talked about a motorcycle journey punctuated by some philosophical discussions; Zen and the Art of Motorcycle Maintenance by Robert Maynard Pirsig. In his work Manuel Roca takes this notable work as a starting point to ‘assemble’ all the ideas he possesses on his adored sport and the conception of myth. The title of it is Myth and the ‘art’ of cycling and as Manuel Roca says in the abstract it is dedicated to all of those who enjoy the pleasant suffering of a cycling ride; people who say no to an over-comfortable life but love experiencing the enchantment of physical effort.
Faithful to what he wrote, Manuel Roca was out on his bicycle in the morning and did a very powerful final. At any cost, he wanted to reach the average of 30 km per hour in his 4 hours ride so really had to push himself over his limits in the last 45 minutes.

venerdì 2 gennaio 2009

Alex Bellini

Manuel Roca e' appena tornato a casa dopo una giornata di lavoro. S'e' chiuso nel suo mondo, dove puo' essere semplicemente se stesso. Non mente quando e' seduto in casa sua, Manuel Roca. L'ispirazione e' un lampo che acceca e che vuoi descrivere. Come un lampo che ti cade davanti senza preavviso. La penna o la tastiera raccolgono quello che hai da dire. Ha remato per 10 mesi, dal Peru all' Australia nell'Oceano Pacifico. Uno sforzo incredibile, un lavoro di braccia, di gambe e soprattutto di testa. Manuel Roca si chiede se la sfida e' stata vinta ho persa. Alex e' stato recuperato a 65 miglia dalla costa e quindi non ha raggiunto la sponda Australiana. Se lo chiede e poi risponde che forse questa non e' la cosa piu' importante. Secondo Manuel Roca la cosa piu' importante e' la prova, la sfida, quella sfida che Manuel Roca ha deciso d'abbandonare da un po' di tempo a questa parte.Le parole scorrono, cercano di descrivere idee, stati d'animo, azioni e tutto cio che ci circonda ma a Manuel Roca gli sfuggono. Le usa ma non riesce ad ordinarle, ne conosce il potere ma si fa intimorire. Una sfida col mare e con se stesso, una sfida vinta. Un simbolo di liberta; di coraggio, di perseveranza. Manuel Roca ha creduto di leggere che Alex abbandonasse la sua avventura ma rileggendo attentamente ha capito che lo stesso decideva di approdare in qualsiasi luogo dell'Australia e non a Sidney come era da programma. Per caso una donna ci chiamava Gioconda? Osserva le gambe che camminano. Verso dove? Non lo sparemo mai. S'e' messo a pensare e ha buttato giu' le sue idee. Il mondo s'e' messo a correre, s'e' fermato ed ora e' ripartito. L'urlo e' stato feroce, da pelle d'oca.

domenica 30 novembre 2008

Il Sergente nella neve

E' l' ultimo giorno di Novembre, il mese meno preferito da Manuel Roca che tira un sospiro di sollievo. Da domani e' Dicembre, il mese di Natale; ritornerà a casa Manuel Roca per passare le feste con la famiglia e gli amici.
Novembre saluta Manuel Roca con la pioggia. Il cielo non e' cielo ma un fantasma stanco di piangere. Le lacrime si stampano sulle finestre della casa di Manuel Roca che guarda e sghignazza. Anche per oggi niente bici, si accontenterà di una corsa a piedi lungo il fiume Maco con gli amici Penkish e Cichin Farina.
E' stanco Manuel Roca di questo tempo che toglie fiato ai sorrisi. Forse dovrebbe lasciare Mato Rujo e trasferirsi in qualche paese con più sole ma per ora gli manca il coraggio per fare questo passo. Si sente insicuro Manuel Roca in questo momento di crisi globale, crede che trovare un lavoro decente fuori da Mato Rujo sia un' impresa fuori dalla sua portata. E allora si accontenta che poi, pensa Manuel Roca, in fin dei conti non sta proprio male a Mato Rujo.
Sta leggendo Il Sergente nella neve di Rigoni Stern Manuel Roca e si sente una persona molto fortunata. Altro che recessione. Persone mandate al fronte senza ragione e scrupolo, abbandonati a se stessi per la pazzia di qualche capo di stato. Combattere il freddo, la fame e il "nemico" con il pensiero rivolto alle loro case lontane; la ritirata di Russia. Manuel Roca pensa a come avrebbe vissuto un' esperienza del genere. Fisicamente e' forte, resistente alla fatica, può sopportare lunghe marce ma la paura... E' quello che piu' fa pensare Manuel Roca, la paura; della morte, di non rivedere più i suoi posti, di non farcela. Manuel Roca sarebbe morto di paura. Sconfitto da questo male che tante volte nella vita l'ha tenuto lontano da guai ma che, ancora oggi, lo blocca quando si tratta di prendere decisioni. La paura e' una lama a doppio taglio e' il pensiero di Manuel Roca. Lo aiuta a muoversi con prudenza in questo mondo sempre più insicuro ma alle volte lo blocca completamente e non gli fa vivere esperienze che magari troverebbe interessanti.
Come gia accennato ha corso a piedi Manuel Roca. Avrebbe voluto tanto pedalare ma la pioggia ha annegato la possibilità. Due ore di corsa con gli amici di sempre. Alla fine grande sprint di Manuel Roca che batte i due compagni d' uscita. La volata la lancia Penkish che sa che deve partir lungo. Manuel Roca risponde, cattivo. Un cambio di ritmo come una frustata, secca. Cichin Farina ha provato a stare con Manuel Roca ma l' accelerazione l'ha respinto, l'ha ributtato all'indietro. Adesso e' come correre dietro ad un treno in corsa, pensa Manuel Roca che si esalta in questi frangenti, quando deve superare i suoi limiti, quando il cuore se lo sente in gola e le gambe vorrebbero fermarsi. Manuel Roca dice ancora un po' che poi e' finita, non ha paura che il suo corpo lo tradisca.

martedì 25 novembre 2008

The cycling Sisyphus

Manuel Roca scrive qualcosa d’assurdo.
The book-length essay 'The Myth of Sisyphus' is Albert Camus’s statement on the philosophy of the absurd. What the French thinker attempt to do is to cast some light on what, he considers, the most important of all the philosophical questions: ‘judging whether life is or is not worth living’. He maintains that human condition is filled with meaninglessness and therefore wonders whether people should commit suicide to escape this absurdity? Stating that ‘at any corner the feeling of absurdity can strike any man in the face’, Camus is referring to the constant repetition of men everyday existence, ‘the acts of mechanical life’ as he puts it. Monday, Tuesday, Wednesday… Waking up, going to work, dinner… All the same thing day in day out. But, Camus believes that when men begin to get awareness of this tragic situation, would also get confronted by ‘the impulse of consciousness’ which will spark two options. The first one is the refusal of life and the suicide resolution, whereas the second one sustains rebellion and rejection of death. Of course, Camus supports the second choice suggesting that the recognition of this tragic existence will be the solution to overcome absurdity. In other words, men must incorporate into the absurd to justify their existence after having acknowledged ‘the impossibility of reducing this world to a rational and reasonable principle’. In addition, he states that, ‘from the moment absurdity is recognized, it becomes a passion, the most harrowing of all.’ It is only by taking the absurd seriously and acknowledging the conflict between the human desire to give sense to existence and the failure to do so that permits the overcome of this contradiction. This is the very gesture of revolt men need undertaking in order to turn the absurd into passion.
Manuel Roca finisce di leggere e pensa alla sua bici. Non e’ assurda tutta quella fatica fatta per nessun motivo apparente? Camus direbbe di no. Manuel Roca e’ un vero rivoluzionario. Non solo accetta l’assurdita’ della vita ma si ribella a questa macinando chilometri, day in day out.

domenica 23 novembre 2008

Il mito di Sisifo

E' neve feroce quella che e' venuta giù stamattina a Mato Rujo. Sbattuta verso ogni dove da un vento cattivo ha sbiancato i tetti e i campi creando i presupposti per immagini da cartolina. Manuel Roca e' uscito per una corsa a piedi e s'è diretto lungo il fiume Maco. Gli schiaffi del vento trasformavano i fiocchi di neve in pallottole che gl' han bersagliato la faccia durante tutta l'uscita.
Venerdì sera, dopo la giornata in ufficio, Manuel Roca s'era fissato obbiettivi per il fine settimana. Cinque ore di sport, cinque ore di studio sulla tesi che deve consegnare per Aprile e quattro ore di lavoro. Pensava che solo con questa rigidità avrebbe dato senso al suo Sabato e Domenica. In effetti, Manuel Roca e' molto disciplinato e quando si prefigge degl' obiettivi fa di tutto per raggiungerli.
Il Sabato comincia sotto un cielo completamente sgombro da nuvole, l' ideale per un' uscita in bicicletta. Parte da casa appena dopo le 7 e 30 Manuel Roca, malgrado il termometro oscilli tra lo 0 e 1 grado. Verso le 9 incontra l' amico Penkish e insieme fanno ancora più d' un ora e mezza. Alla fine per Manuel Roca saranno 3 ore e 15 minuti sulla strada, quasi 90 Km. E' soddisfatto Manuel Roca e appena arrivato a casa si cambia e va al lavoro dove resterà per due ore.
Nel pomeriggio, Manuel Roca si butta sui libri e comincia a studiare per la tesi. Scrive qualche appunto lavorando per un totale di quasi 3 ore. In serata si dedica alle castagne arrostite e a qualche pagina del libro che sta leggendo al momento, La Tregua di Primo Levi.
Domenica Manuel Roca si sveglia in una Mato Rujo imbiancata. Esce a correre per un' ora e 35 minuti divertendosi come un matto nel vento e nella neve. I suoi passi son sordi mentre schiacciano il sottile strato di neve. Torna a casa e li resta per tutto il giorno. Dovrebbe andare al lavoro, più per gli obbiettivi che s' era prefissato che per altro ma le condizioni meteo non sono per prendere la bici e farsi i 4 Km che lo porterebbero all' ufficio.
Manuel Roca approfitta di questo tempo per studiare. Ripassa gli appunti che ha scritto sulla nozione dell' assurdo del filosofo Francese Camus. Legge alcuni passaggi del libro Il mito di Sisifo e spontaneamente si chiede se davvero ne valga la pena tutto questo sbattimento che accompagna lui e il mondo intero giornalmente. La risposta non e' sicuramente in nessun libro ma, Manuel Roca la deve trovare nel suo pensiero, nel suo modo di veder le cose, nelle cose che legge e scrive. "One must imagine Sisyphus happy" e' il suggerimento di Camus alla fine del suo lavoro e Manuel Roca pensa che sia poi inutile piangersi addosso e che bisogna fare, fare, fare. Porsi obbiettivi, lavorare, fare sport, mantenere amicizie, avere passioni, leggere, scrivere, far di tutto insomma che se ne val la pena o meno e' impossibile determinarlo e quindi meglio sbagliarsi dopo aver riempito il proprio tempo di attività invece che averlo svuotato e noioso.
Pausa di due ore nel pomeriggio per Manuel Roca. Per mangiare e per ascoltare la partita della sua squadra del cuore. L' Atalanta perde 3 a 1 a Reggio Calabria. Manuel Roca riprende i suoi libri e ricomincia a rimuginare sul concetto d' assurdo.

martedì 18 novembre 2008

L'orecchio che fischia

E' stato colpito da miliardi di note Heavy Metal, Manuel Roca. Batterie, bassi, chitarre, amplificatori e luci, tante luci. Tre gruppi di Rock forte che l' han portato qualche anno indietro nel tempo, perché questa e' la musica che ha sempre ascoltato. Gl' anni del chiodo, il giubbotto di pelle dei metallari, i capelli lunghi e i jeans attillati.
Ha aperto un gruppo Canadese chiamato Danko Jones. E' stata poi la volta dei Saxon e per chiudere i Motorhead.
Il primo gruppo ha scaldato l' ambiente, un gruppo niente male che indubbiamente sa' suonare Rock. I Saxon hanno impressionato Manuel Roca che durante 747 strangers in the night sbatteva la testa come un ossesso. Ascoltava il gruppo inglese durante il servizio militare e sentirli dal vivo e' stato un bel modo per togliere le ragnatele da quei bei ricordi passati. La band ha aperto con Motorcycle man, sprigionando da subito un sound potente e cattivo. Il cantante Biff Byford non e' più un giovincello ma le corde vocali non sono affatto invecchiate. La voce e' stridula e chiara, sbatte la testa per la durata del concerto e i lunghi capelli color della neve disegnano onde nell' aria. Manuel Roca aveva i capelli lunghi anni fa', ora li tiene rasati per non mostrare la precoce calvizia che gl'ha invaso il cranio.
Capitolo Motorhead. Lemmy e company aprono con Iron Fist. Tre generazioni di persone si trasformano in una massa senza tempo. Agitano teste, braccia, gambe, issano pugni o pollice, indice e mignolo nel classico segno di riconoscimento dei fans del Metal. Manuel Roca segue il suo istinto e si fa trasportare da questa carica musicale che tanto gli piace. Una donna gli tocca la schiena in continuazione, un' altra gli fa una foto. Manuel Roca non capisce la ragione di questi gesti. Alla fine e' Overkill, Lemmy appoggia il basso agl' amplificatori, alza del tutto il volume e se ne va. Il rumore e' assordante e a Manuel Roca fischia l' orecchio rivolto alle casse per i successivi due giorni.

domenica 16 novembre 2008

Into the wild

Piove, e quando piove Manuel Roca non esce in bicicletta ma preferisce la corsa a piedi.
Attorno alle 9 incontra Penkish al ponte di fronte al ristorante Dragon Vierde ed insieme iniziano a correre lungo il fiume Maco. L' andatura e' blanda, l' ideale per scambiarsi quattro chiacchiere in tutta tranquillità. Il fiume e' calmo, colore scuro, forse verde o forse marrone. Penkish parla di un' intervista di lavoro che ha fatto il giorno prima. Manuel Roca ascolta paziente ma freme. Vuol parlare del film che ha visto la sera prima, Into the wild di Sean Penn. E' un film che l'ha colpito molto, cosi come l' aveva colpito il libro che l'ha ispirato, il libro. Il protagonista del film e' un giovane americano di nome Chris che decide di ribellarsi alle regole imposte dalla ricca famiglia e dalla societa'. Rifiuta fortemente l' ipocrisia, lo spreco e la falsità e abbraccia ideali di vita più veri e romantici. Per esempio, s' oppone al padre che vuole regalargli una nuova macchina malgrado la sua ancora funzioni. Non capisce perché si debba sostituire qualcosa quando non ci sia una vera necessita'. Per questo e per altri motivi decide di scappare da questa sua vita e non lascia nessuna traccia di se. Inizia cosi un viaggio che prima lo porterà a sud degli States fino ad entrare in Messico e poi verso a Nord dove finirà i suoi giorni in Alaska. Qui decide di uscire ulteriormente dalla civilizzazione e di andare into the wild. Chris trova dimora in un vecchio pullman abbandonato e li, organizza la sua vita. Va a caccia, raccoglie legna, legge e aggiorna un diario. Dal momento in cui Chris scappa di casa, diventa il rappresentante di una vita povera per quanto riguarda il senso più materiale del termine ma molto ricca quando si tratta di soddisfare la sua spiritualità. Conosce persone interessanti che vivono fuori dagli schemi, vive in maniera più profonda la relazione con la Natura e va alla ricerca della parte più nascosta del suo Io. Manuel Roca pensa parecchio alla propria vita durante la visione del film. Lui vive in maniera molto semplice e cerca in ogni modo di limitare gli sprechi e di comprare solo le cose che gli servono. Ammira Chris per il suo coraggio e si chiede se ci sia qualcosa che possa fare per migliorare il suo modo di vivere che, in fin dei conti, e' totalmente diverso da quello del protagonista del film. E' vero che Manuel Roca ama la sicurezza ma come Chris e' scappato da una vita già segnata per costruirsi la sua con le proprie mani, le proprie forze e capacita'. A differenza di Chris non e' stato cosi estremista, mantenendo un contatto con la civiltà ma cercando di pensare unicamente con la propria testa. Per esempio, Manuel Roca non possiede una televisione che e', secondo il suo modo di vedere, lo strumento con cui i poteri forti cercano di mantenere controllo sulle masse. Questo non significa che non sia una persona informata, al contrario, Manuel Roca si mantiene informato attraverso la rete dove può scegliere le fonti della notizia, scartando quelle che considera meno affidabili o troppo influenzate dalla politica. Lungo il fiume, Manuel Roca e Pekish han parlato di tutto questo, scambiandosi pareri e pensieri. Alla fine di due ore di corsa le gambe di Manuel Roca sono dure.