martedì 15 giugno 2010

De andre'

Sparagli Piero, sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora... Fabrizio De Andre' l'ho visto in concerto a Bergamo. Non ricordo molto del concerto se non la persona con cui ci sono andato che e' anche la persona che m'ha regalato il biglietto.
Scorro con il fiume che corre alla mia sinistra. Un uomo sta pulendo una barca a pochi metri d'acqua dalla diga. Il Cam e' un fiume con tante porte quanti sono i ponti. M'appassiona vedere le acque che si muovono appena, come se fosse uno stagno allungato, una lingua d'acqua. Guardo un cigno colorare il pelo dell'acqua mentre perfeziona un decollo. Va pensiero sull'ali dorate... Quelle del cigno sono ali bianche ma i miei pensieli vanno che e' un piacere. Io li guardo in continuazione, presenza costante sulla mia corsa. Sulle gambe che si stendono, sul battere che fanno i piedi sul terreno, sul cielo che cambia di forma e sulle voci provenienti dal mio MP3. Ora il fiato zoppica.
In mezzo a due secondi c'e' il tempo presente, l'unico a cui posso dare del tu. Lo guardo negl'occhi, e' una foto nitida di colori, odori, rumori e molto altro. E' una foto come quella che mostra il fiume Cam dal ponte che attraverso ogni mattina per andare al lavoro e la sera per tornare a casa.

lunedì 14 giugno 2010

Libri

Siamo quello che leggiamo e' una frase che m'intriga. Io, nato in Italia, cresciuto con un'educazione cattolica, studiato di storia d'Italia e degl'Italiani. Ma, i libri che ho letto successivamente hanno formato nella mia testa nuove idee, dubbi, convinzioni, ed incertezze. Idee contro idee como Kramer contro Kramer, come bianco contro il nero. Sono quello che leggo, ma anche quello che mangio, quello che ascolto, quello che faccio o voglio fare. Pero', per rendere la cosa un po' piu' complicata, sono poco o niente di tutto cio'. Dentro, nella vera essenza della mia persona c'e' un tale silenzio che tutto il baccano del mondo lo puo' ridurre ad un sibilo appena udito.
E' bello uscire in bici la mattina presto. E' bello osservare il silenzio che disegna le prime luci del giorno. 30 Km orari e' la velocita' con cui nascono queste ore di luce tenue ma chiara. Se fossi un albero applaudirei il ragazzo che presto la mattina decide di entrare in armonia con la natura. Gli parlerei di come io e lui siamo la stessa cosa. Elementi di un unico elemento che pulsa e respira all'unisono. Tutto parte di una catena di maglie tutte attaccate che passano su ingranaggi come quelli che mostrano la foto. Anche il pedalare e' parte di questa idea di unisono. Tante rivoluzioni che pero' si succedono su se stesso, sullo stesso asse, l'unico asse.

domenica 13 giugno 2010

Filosofia

Durante la mia permanenza a Cambridge, ho studiato all' Università. Nel 2003 mi sono laureato in Filosofia con una tesi su Friedrich Nietzsche, Thomas Mann e Gabriele D'Annunzio. Il mio amore per la sapienza e' nato in un periodo in cui la bolla contenente il mio sogno di diventare corridore professionista era già esplosa. Avevo un vuoto da colmare. Le ore delle mie giornate erano scandite e riempite dal ruotare dei miei pedali. Nel momento in cui smisi di pedalare le mie ore si svuotarono come si svuota di luce la giornata dopo un tramonto. Dapprima iniziai ad uscire come facevano tanti giovani della mia eta, ma più tardi mi resi conto della mia inadeguatezza nei gruppi di massa. Mi sentivo, ed ancora mi sento, distante dalla vita passata davanti alla porta di un bar con un bicchiere in una mano e la sigaretta nell'altra. Volevo a tutti i costi esprimere la mia individualita' di persona come quando, anni prima, ero protagonista nelle gare ciclistiche. Cominciai cosi' a leggere libri a chili. Era diventata una missione che volevo portare a termine nel più breve tempo possibile. Imparare tutto quello che c'era al mondo da imparare. Ovviamente presto mi resi conto dell'impossibilita' dei miei propositi e più umilmente seguitai a leggere tutti i libri che potessero in qualche modo migliorare la mia cultura e la mia persona. Quando leggevo da qualche parte la parola Filosofia, gl'occhi mi scintillavano come quando vedevo la mia bici e immaginavo di pedalare lontano. In effetti le due cose iniziarono ad avere molto in comune nelle mie giornate a seguire. Pedalavo in sella a parole sagge sentendo l'ebrezza dell'aria fina che si respira solo in cima ai Passi Alpini. Con la Filosofia potevo percorrere strade che m'erano sconosciute nello stesso modo che facevo pedalando in bicicletta. Strade tortuose nella mia testa che iniziavo a percorrere a fatica cercando di trovare i giusti rapporti per continuare perlomeno a muovermi in avanti, stare in equilibrio cosi come feci la prima volta che andai in bici senza rotelle. Negl'anni a venire l'amore tra me e la Filosofia si consolido' e nel 2000 m'iscrissi all'Università.
Nella foto si vede uno dei posti più importanti delle mie uscite in bici. Di solito e' il primo posto dove mi fermo per i miei bisogni. Ne ho tre o quattro di questi luoghi a cui sono affezionato ma questo e' il mio figlio favorito. C'e' una vecchia sbarra arrugginita e aldilà di questa, verde di campi d'annegarci dentro. Non e' raro veder lepri e conigli selvatici rincorrere le proprie giornate proprio in quei campi. Anche stamattina mi son fermato per un bisogno, l'aria era fredda per il periodo dell'anno. Cielo coperto di un silenzio che viene da molto lontano. Io ho proseguito la mia giornata in sella fino a pedalare per 4 ore. Per tutto il corpo una sola sensazione, quella di stanchezza.

sabato 12 giugno 2010

Lorit Moro

Il mio nome e' Lorit Moro e' quella che sto per raccontare e' storia vera.
Sono nato 13839 giorni fa dentro una finestra d'ospedale che guardava due catene non interrotte di monti. Nella collezione di geni che mi ritrovai ad ereditare dai miei genitori, c'erano quelli per la passione per il ciclismo. Crebbi con un sogno fisso in testa; diventare ciclista professionista. Sogno che non ho mai realizzato. Malgrado questo disappunto, la bicicletta e' rimasta elemento inamovibile delle mie giornate. Non solo la uso per andare e tornare dal lavoro, ma la utilizzo come metodo per mantenermi in forma fisica e mentale. Pedalo mediamente 12 mila Km l'anno, piu' o meno la misura del diametro della terra.

Dalla sella della mia bicicletta ho visto tante ore della mia vita scorrere come immagini d'un cinema. Fotogrammi sudati e sofferti alcuni, mentre altri passati in maniera più lieta e rilassata. Un po' come la vita stessa che più volte ci presenta due facce della stessa medaglia.

Da più di dieci anni vivo nella città inglese famosa per l'Università dove hanno studiato Charles Darwin e Stephen Hawking, alla ricerca dell'origine della terra... Qui la bicicletta e' stata fondamentale per la mia sopravvivenza ed evoluzione, per restare in tema con i due grandi cervelli appena citati. Infatti da sempre mi permette di muovermi in città per ogni tipo di commissione evitando cosi di dover comprare una macchina che nuoce al portafoglio, ai polmoni ed e' guerrafondaia.
La foto a margine non ha bisogno di molte presentazioni. Ogni mattina la prima cosa che faccio, come la maggior parte delle persone viventi su questa terra, e' il caffè. Lavazza qualità rossa che prima lavora sull'olfatto, poi sul palato ed infine coinvolge tutti i sensi di questo complesso sistema che e' il mio corpo. Anche questa mattina ne ho bevuto una tazza abbondante prima di prendere la bici e pedalarci per 4 ore e mezza. Dei 130 Km fatti voglio ricordare il primo; 6 della mattina, strade deserte, concerti di uccelli che rimbalzano d'albero in albero. Negli occhi il cotone e le ceneri del cielo, in testa un'intuizione: sono l'unico abitante di questa terra.

venerdì 26 marzo 2010

Mezza maratona

Manuel Roca ha corso in braccio al vento la corsa perfetta. Partenza a razzo e passo mantenuto per 21 Km. Il sole era uno scudo distorto a riparo del buio. Il cielo un mare colorato d'azzurro. La gente tante braccia stese ai bordi della strada. E Manuel Roca un esaltato invaso dalla sua stessa adrenalina che l'ha travolto dal primo occhio che ha aperto alla mattina. Insegue il dolore dei suoi muscoli, guarda le fibre che si estendono, stendono. La testa pendola, la testa corre nel prossimo Km e Manuel Roca la rivuole indietro. Il respiro frusta la trachea, su e giu', sulla schiena, per le narici. I piedi battono il terreno ma Manuel Roca non li sente. Gli occhi guardano ma lui non vede niente, neanche le montagne che gli gridano nelle orecchie di correre piu' forte. E poi l'acqua del lago, calda come il soffio del vento. Riflette la fatica e il dolore che Manuel Roca non vede e nemmeno sente. Corre in 3 minuti e 31 secondi ogni Km sapendo che il tempo alla fine sara' mostruosamente buono. E cosi' e' stato. 1 ora 14' 35". Si e' detto che il percorso fosse corto e con ogni probabilita' lo era ma la cosa piu' importante era come Manuel Roca si sentiva.

domenica 7 marzo 2010

Ottava settimana

Fermo a 70 sulla bilancia ma veloce come il vento sulla strada. Manuel Roca ha stabilito due records in questa settimana che precede la Mezza maratona che sta preparando. Il primo e' sul suo giro prova dove ha paralizzato il tempo quando questo stava passando per il 39esimo minuto e 40 secondi. Considerando che non ha potuto passare sotto il ponte per l'innondamento ma che ha dovuto passarci sopra, e' un gran tempo. Il secondo e' il giro attorno al fiume Mac, l'ormai famoso fiume Mac league dove Manuel Roca s'e' permesso il lusso di limare piu' d'un minuto al suo tempo precedente. Tutto questo alle 7 di una mattina fredda in cui i muscoli faticavano ad aprire gl'occhi e scendere dal letto.
Ora l'attesa cresce anche se Manuel Roca vuol vivere il presente e non sentire la pressione di questo futuro che gli sta arrivando adosso.

domenica 28 febbraio 2010

Settima settimana

Finalmente la bilancia s'e' fermata a 70. Manuel Roca l'aveva aspettato per un bel po' questo peso e Venerdi' era li' ad attenderlo.
Quattro giorni senza lavorare per Manuel Roca e quindi quattro giorni in cui il fisico e' stato sottoposto ad una buona dose d'allenamento. Rulli, corsa e bici per quasi 15 ore di allenamenti. Tutte ore che verranno comode il giorno della gara, nel massimo dello sforzo quando anche l'ultima delle cellule chiedera' di mollare torneranno alla mente di Manuel Roca le ore di fatica e allora trovera' altra energia da buttare sulla strada.
Questa settimana non e' riuscito a far scendere il tempo sul giro-prova ma il motivo non e' stato fisico se non di ostruzione del percorso. Infatti l'acqua che invadeva la strada non ha permesso di completare il percorso solito ma l'ha obbligato ad allungarlo. Alla fine Manuel Roca era vicino al tempo record per la stagione malgrado il tempo perso.
Oggi mangiata a casa di Manuel Roca. Cous cous, tortilla e formaggio con gl'amici Khalid e Soares. Ha mangiato parecchio Manuel Roca ma non e' piu' di tanto preoccupato perche' sa d'aver bruciato parecchio in questi giorni. Dopo mangiato han visto il film Fresa y Chocolate che ha dato spunto a qualche minuto di dibattito sul piu' e il meno di questa nostra apparizione sul suolo terracquo. Ieri uscendo con Penkish ha confermato che l'obiettivo e' 1 ora e 18", deve crederci Manuel Roca.
Intanto continua l'opera di scavo nella mente di Manuel Roca. Come un archeologo sta risalendo a tutti gli strati del suo passato per cercare di capire chi e'. Vuole togliersi di mezzo tutte le etichette che gli sono state appiccicate adosso dal giorno della sua nascita. Dalla nazionalita' alla religione, ai vari ruoli sociali o culturali. La strada e' lunga ma molto entusiasmante ed eccitante e Manuel Roca si trova sempre piu' a suo agio in questo mondo dove pian piano sta abbattendo tutte le barriere, ammainando tutte le barriere e parlando tutte le lingue. Sa che non puo' condividere queste idee con molta gente ma e' veramente cosi importante? Manuel Roca crede che no.